Tra le fila della dinamica etichetta norvegese Karisma Records torno a segnalare l’heavy prog dei Arabs In Aspic, band peculiare che abbiamo avuto modo di apprezzare anche in Italia qualche anno fa (al Veruno 2 Days Prog +1).
In precedenza avevo già avuto modo di descrivere il progressive fortemente influenzato e frammisto al suono di grandi gruppi del passato quali Deep Purple, Uriah Heep e su fino ai Black Sabbath; un cocktail abbastanza singolare, dalle fragranze molto accentate, in alcuni momenti intriso di una certa dose di nostalgia per un’epoca lontana ma al tempo stesso in grado di risultare stimolante, interessante e di catturare l’attenzione.
E’ adesso in uscita Madness and Magic, sesto lavoro in studio.
Con la medesima formazione del monolitico Syndenes Magi, gli Arabs in Aspic tornano a proporre la loro particolare ricetta musicale con un disco frazionato in sei composizioni. soltanto una delle quali si dilata per una durata considerevole (quasi 17 minuti). Il formato risulta quindi più scorrevole, fluido e, senza perdere in coerenza, se ne avvantaggia la fruibilità.
Apertura deputata a I Vow To Thee, My Screen per un quadro che si va formando lentamente intorno alla voce del chitarrista Jostein Smeby; lo scenario muta rapidamente sugli sviluppi impostati da synth e organo di Stig Jørgensen ma in sostanza il pezzo resta nell’ambito di una prog-ballad colorata da riverberi sabbathiani.
A seguire Lullaby For Modern Kids, divisa in due parti: la prima, della durata di circa 8 minuti, viene introdotta da un fitto dialogo tra il basso (Erik Paulsen) ed una polifonia a tre elementi per poi sfociare in un segmento che richiama un qualcosa a metà strada tra VDGG e Gentle Giant, implementato da vorticose accelerazioni in cui sono chitarra e organo a dominare la scena.
La seconda, molto più breve (2 minuti circa), è meno significativa, quasi una piacevole coda melodica.
Ritmo rotondo e piano elettrico a contribuire su buoni incastri vocali. High-Tech Parent si snoda con sicurezza, aumentando la rotazione e lasciando varchi per innesti della chitarra e dell’ Hammond.
Un morbido arpeggio della sei corde svela la title track. Si aggiungono il suono del flauto, note di basso ed il mellotron, prima dell’ingresso della voce; cresce il ritmo e quindi si placa per rientrare sul tema iniziale. Jørgensen regala al pezzo un’aura Purple con l’organo prima di una chiusa ascendente.
Tocca a Heaven In Your Eye concludere, giocandosela sulla lunga distanza (quasi 17 minuti). Inizialmente la fa da padrone un andamento regolare, capace però di incresparsi improvvisamente e andando a tracciare confini molto più ampi; si susseguono sezioni strumentali di buona densità, “entrate” incombenti dal gusto inesorabilmente doom (in un certo senso Ozzy sembra dietro l’angolo), il suono del mellotron, artigliate della chitarra, comparsate di un sax in sottofondo, echi orientali, fughe tipicamente progressive.
Un pastiche bizzarro quello dei Arabs in Aspic ma che tutto sommato funziona così come Madness and Magic, un lavoro che a mio vedere incuriosisce, gradevole, che guarda al passato in modo stravagante modificando però la tipologia dei gruppi dai quali trae ispirazione.
Max