Perigeo – Non é poi così lontano (1976)

Pubblicato: febbraio 10, 2022 in Recensioni Vintage
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Da più parti accostati ai sublimi Weather Report per l’imprinting e la precisione nelle esecuzioni, forti di “accenti” italici che li distinguono dalla corrente jazz-rock inglese dei Nucleus o dei Soft Machine, o ancora da quella più eclettica di U.K. Brand X, distanti dalla sacralità della Mahavishnu Orchestra, i nostri Perigeo si sono giustamente conquistati molte attenzioni di critica ed appassionati grazie alla pubblicazione di quattro eccellenti album in poco meno di altrettanti anni.Si è trattato di una vera galoppata, avvenuta sul crinale che divide e lambisce al tempo stesso il jazz ed il rock, quell’alveo musicale estremamente tecnico ma non avaro di emozioni cui ha dato la stura anni prima, con la sua genialità, la lezione di Miles Davis. Capitanati dal contrabbassista e bassista Giovanni Tommaso, i Perigeo nel 1976 si trasferiscono in Canada, a Toronto, presso i locali studios della RCA.

Tra i cinque preparatissimi musicisti circola la consapevolezza di avere fatto molto in poco tempo ma, allo stesso momento, nasce pure l’esigenza di “alleggerire” un poco le partiture: il vento sta cambiando e si fa strada l’idea di una comunicazione musicale più diretta, meno sofisticata, senza per questo cadere nel banale o (peggio) snaturarsi.

Con queste premesse vede la luce Non é poi così lontano, un lavoro che anche a distanza di tempo si rivela a mio avviso piuttosto sottovalutato, pur riconoscendo che non possiede lo spessore e la freschezza dei precedenti.

Emblematica a segnare il cambio di rotta è l’introduttiva Fata Morgana, un brano quasi giocoso per gli standard della band ma che in verità cattura all’ascolto; certamente grazie ad una stesura volta probabilmente a vincere le resistenze di quella parte di pubblico spesso diffidente o “intimorito” dalla fusion. Un brano solare nel quale ogni singolo strumento contribuisce a creare un unicum molto piacevole e scorrevole in cui, comunque, lo stile della band è riconoscibile. Un arrangiamento di archi, un maggiore spazio riservato alla chitarra di Tony Sidney, il frizzante piano elettrico di Franco D’Andrea e persino un inserto di percussioni sanciscono la singolarità di un pezzo molto “aperto”.

Tarlumbana, a firma Sidney, presenta una ben articolata introduzione della chitarra acustica sino all’ingresso dapprima lancinante e poi avvolgente dei sax di Claudio Fasoli. Rullate di fondo della batteria di Bruno Biriaco ed un tappeto di archi creano un’atmosfera lieve prima del break corale del gruppo che rivela un altro lato del brano, più movimentato, nel quale sono centrali e travolgenti gli interventi del piano, pedinato dal contrabbasso destinato poi a rubargli la scena.

Composta dal batterista, la succinta Myosotis non manca di centrare il bersaglio con un dialogo etereo e soffuso tra sax tenore e piano, circondati da un mantello di archi davvero suggestivo.

Take Off torna a sprigionare ritmo e partiture spedite, circolari e spiraliche nel migliore retaggio del gruppo. C’è molta spinta ed una base ritmica (Biriaco !!) impetuosa a supporto del sax e quindi del piano elettrico; un passaggio davvero frizzante.

Il secondo lato del disco si apre con Acoustic Image, la traccia più dilatata con oltre 8 minuti di durata. Note del piano e quindi del basso, poi un timido accenno della chitarra e del sax: in una cornice incombente, quasi minacciosa, si dipana una trama costellata di spunti singoli che si succedono a rotazione tra richiami e variazioni continue, fino ad un break arrembante.

Frutto del sassofonista veneto, Terra rossa si snoda su di una fitta e sostenuta base percussiva cui si aggiungono basso, chitarra e piano elettrico prima dell’ingresso dello stesso Fasoli. Man mano che la tessitura si svolge, si apre per mettere in primo piano ora uno strumento, ora un altro, sino al nodo centrale interpretato dal sax.

Cala il sipario non a caso New Vienna, un chiaro rimando di Franco D’Andrea a quella Old Vienna presente su Genealogia. Il suono di un carillon, voci di bambiniun synth ed il brano esplode grazie all’incisivo ingresso della batteria e del sax. Dopo di che, lo spazio è tutto per una veloce cavalcata del piano elettrico sino ad una progressiva dissolvenza.

Considerato da molti una sorta di “brutto anatroccolo”, in realtà Non é poi così lontano cela soltanto una certa stanchezza del gruppo. Di li ad un anno infatti i Perigeo purtroppo si sciolgono con un ultimo concerto tenuto a Firenze ed ognuno intraprende la propria carriera solista.

In seguito avverrà una reunion sotto il moniker Perigeo Special e subito dopo una formazione interamente nuova guidata da Giovanni Tommaso (New Perigeo) ma “quella” magia unica si é dissolta, portata via dal vento.

Max

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