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Quelli che tra voi hanno la bontà di seguirmi avranno notato che solitamente, raccontando di un nuovo album, non sono incline a stroncature tout court né, tanto meno, per partito preso. Se un lavoro proprio non mi convince tendo ad oltrepassarlo; quando si tratta però di una band ben conosciuta e/o che ho avuto modo di apprezzare, mi sento in dovere di descrivere comunque alcune impressioni.

E’ il caso quindi dei Crippled Black Phoenix e della loro ultima uscita, intitolata Great Escape. Decima pubblicazione nell’arco di undici anni e qui, a mio modesto avviso, comincia ad incepparsi qualcosa fin dal primo ascolto. Mantenere un ritmo simile trovo sia impensabile, oltre che infernale, se non a scapito della qualità compositiva e delle idee che, per quanto brillanti nella mente di Justin Greaves, difficilmente potranno tendere all’infinito. (altro…)

Pubblicato da Kscope è da poco uscito Planets + Persona, terzo album in proprio di Richard Barbieri, tastierista ex Japan Porcupine Tree.

Un viaggio intergalattico, un itinerario strumentale proteso a vagare nello spazio e nel tempo tra comete, pianeti sconosciuti, asteroidi e mondi immaginari; un percorso fondamentalmente electronic dove emergono prepotentemente sfumature jazzy e dove, al massivo utilizzo di synth e suoni programmati, vengono abbinate sonorità acustiche per un mélange paesaggistico assolutamente singolare.

Lo schivo musicista londinese mancava sulla scena solista dal 2008, anno di pubblicazione dell’interessante Stranger Inside ma va detto subito che con questo lavoro propone qualcosa di alternativo. (altro…)

frontProsegue imperterrita la marcia dei Vespero giunti in pochi anni al settimo album. Lique Mekwas è il titolo del nuovo lavoro della band russa capitanata dai fratelli Fedotov e, a grandi linee, poco aggiunge a quanto già non si sapesse sugli orientamenti musicali del combo di Astrakhan.

Space rock fatto di lunghe digressioni interamente strumentali, caratterizzate dalla presenza palpabile del violino (Vitaly Borodin) e, con più parsimonia, di un sax aggiunto (Pavel Alekseev): ciò detto a vantaggio di chi non li conoscesse. Devo anche sottolineare che si tratta sicuramente di musicisti dotati di una cifra tecnica non indifferente; il limite, purtroppo facilmente individuabile, risiede in una talvolta pervicace similitudine al sound dei Ozric Tentacles. (altro…)

SpaceShantyA chi ama frequentare le zone meno esplorate del rock progressivo capita, talvolta, di imbattersi in dei piccoli tesori, il cui ascolto rivela sensazioni gratificanti quanto inaspettate e che, una volta conosciuti a fondo, niente (ma proprio niente) hanno da invidiare ai fratelli maggiori più noti. Lo ammetto, a volte non basta un primo o superficiale ascolto. Ma armato di un po’ di pazienza e di un pizzico di curiosità, improvvisamente anche l’ascoltatore più distratto sarà ad un certo punto colpito da una particolare sequenza di note, da una voce, da immagini e angolazioni che inavvertitamente daranno un colore diverso a tutto quello che ha ascoltato fino a quel momento. (altro…)

frontDestinati forse a rimanere una band di nicchia, tornano dopo due anni gli irlandesi God Is An Astronaut con Helios | Erebus, settimo lavoro a firma dei fratelli Kinsella. Prosegue il viaggio etereo, emozionante e talvolta ipnotico attraverso un post rock strumentale che a mio avviso ha il pregio di non cadere irrimediabilmente nel deja vu o nel banalmente ripetitivo.

Landscapes sonori in grado di disegnare e descrivere sensazioni con estrema profondità, rapide e sostenute increspature del sound, spirali avvolgenti di note dentro le quali perdersi, in una mescolanza di richiami tra Floyd, qualcosa del krautrock più morbido, riverberi di matrice Porcupine Tree ma, sopratutto, Mogwai. (altro…)