Ci sono generi piuttosto particolari, è il caso dell’ extreme metal e ci sono band, per consenso ricevuto, altrettanto particolari. Quando tante peculiarità vanno tra loro a sommarsi diventa arduo addentrarsi in giudizi, valutazioni. Un gruppo che rispecchia alla perfezione questa situazione, a mio parere, sono proprio i Cradle Of Filth; a mia memoria una delle band che tuttora maggiormente divide critica ed appassionati. E, aggiungo, le critiche quando presenti sono di una ferocia che non può passare inosservata.

Come spesso accade sono portato a pensare che la verità stia a mezza strada, nel senso che se è vero che con i COF non ci troviamo di certo di fronte a dei fenomeni probabilmente lo è altrettanto che non sono neanche un coacervo sciatto ed insipiente come spesso vengono indicati.

Quando penso a certa avanguardia metal di getto richiamo innanzitutto i Meshuggah con la loro tecnica sorprendente e per certi versi pionieristica; posso pensare, per rimanere alla stretta attualità, a Between The Buried And Me o ai Periphery, in ogni caso i Cradle restano un pò indietro, un pò defilati.

Se con ogni probabilità Dusk…and Her Hembrace (1996) ha suggellato il loro migliore momento è vero anche che le prove successive non ne hanno ripetuto i fasti ma, al tempo stesso, non sono neanche tutte da scartare a priori.

Certo quindici anni fa io stesso ipotizzavo un diverso percorso per il gruppo inglese poi invece le cose sono andate in modo deludente anche perchè i “vampiri” ci hanno messo del loro, con un songwriting a tratti debole e una acclarata ripetitività musicale. Aggiungerei pure che forse, una serie di uscite più diluita, avrebbe potuto giovare; in ogni caso, ripeto, prove alterne e non tutte da bocciare.

La congrega di Dani Filth presenta dunque The Manticore and Other Horrors, decimo album nel volgere di diciotto anni, senza contare un live e due compilation (un ruolino di marcia piuttosto serrato); edito per Peaceville Records, si compone di undici brani che si discostano non eccessivamente dal recente repertorio. La produzione è curata, tra gli altri, dal chitarrista Paul Allender e dal batterista ceco Martin “Marthus” Škaroupka. Presentato in anteprima come una raccolta, un’ antologia di storie riferite a mostri, demoni e quant’altro culminanti con Manticore, vero snodo centrale del disco. Come di consueto i testi sono opera del frontman Filth mentre la musica è targata Allender-Škaroupka. Ufficialmente la band si è ridotta,almeno in studio, a questo trio; a completare l’opera vanno citati Daniel James Firth (basso), Lucy Atkins (voce femminile) ed un coro di una dozzina di elementi.

Lavoro non facile da inquadrare perchè si avvicendano brani corposi e di sostanza, dove il combo riesce a tirare fuori il meglio, ad altri dove tende letteralmente a perdere il filo, mescolando tendenze, generi e riverberi che fanno scadere la qualità vistosamente. Un esempio di questo può essere rappresentato da Siding With the Titans che, partita con le migliori intenzioni, finisce per naufragare nel mare della mediocrità, priva di linee nettamente definite.

Con modalità diverse ma dall’esito simile a mio parere risultano The Abhorrent Illicitus, poco convincenti e frammentarie.

Tralasciando i due brani strumentali posti in testa ed in coda, belli ma ingiudicabili perché essenzialmente funzionali allo svolgimento, voglio senz’altro segnalare un’accoppiata formata da For Your Vulgar Delectation, nella quale la componente thrash ben si sposa con trame symphonic e gothic, con ottimi risultati; la già citata Manticore, che si tinge di toni più estremi e dove Filth alterna screaming, growl e clean in una giostra canora incandescente: un bel passaggio symphonic black metal che in definitiva rimane l’abito che meglio riveste il gruppo del Suffolk.

Indicate le cadute ed i picchi, resta poi un pugno di tracce che senza assurgere a capolavori conquistano comunque una larga sufficienza; è il caso di Frost on Her Pillow punteggiata da un riff trascinante della chitarra di Allender e da un’aura epica.

Huge Onyx Wings Behind Despair è realmente un urlo lacerante, disperato, quasi agonizzante, immerso in un pirotecnico arrangiamento che va dagli archi al blast beat sfrenato della batteria.

Pallid Reflection ne è un pò l’evoluzione, il continuo, esasperato ed infinito, ancor più solenne.

Succumb to This invece è l’episodio che più si spinge oltre, senza dubbio il più “extreme” del lotto; questo per intensità, velocità,”cattiveria”, una corsa selvaggia e sfrenata che travolge ogni ostacolo sul proprio cammino.

Non amo fare raffronti, l’ho più volte dichiarato, ma in questo caso voglio fare un’eccezione e dunque credo di poter dire che questo lavoro dei Cradle Of Filth non sia affatto da buttare via, meglio di alcune prove passate. Resta più che probabile che la band il meglio lo abbia già regalato e che quindi abbia trovato il proprio limite difficile da oltrepassare ma The Manticore and Other Horrors non è una prova fallita. Penso che gli vada offerta una chance, non diverrà un pilastro del genere ma è un parziale riscatto rispetto a precedenti prove opache.

Max

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